Parole Gentili

Dio non perdona.

2025, anno di Giubileo.

A parte la mia personale idea di quanto possa essere contenta di vivere nella città in cui questa ricorrenza (che dura un anno, non dieci, quindici o al massimo trenta giorni) si svolge, creando inevitabilmente scombussolamento nella vita di metà dei romani. Solo metà per fortuna, perché l’altra metà è gioiosamente impegnata a gestire i ristoranti e i bed and breakfast che sono diventati più numerosi dei parrucchieri della capitale, più numerosi anche dei venditori ambulanti di ombrelli che si materializzano magicamente alla prima “gnagnarella” di pioggia che scende dalle stelle, o re del cieloooo, e vieni in una grotta al freddo al geloo (perdonate, faccio la maestra elementare e mi scappa così di questo periodo, ma appena si stempera l’eco dello spettacolo natalizio mi passa.)

Comunque, dicevamo, il Giubileo

ovvero quel periodo durante il quale se vai dove devi andare e ti penti, tutto ti viene perdonato.

Il mio primo Giubileo è stato quello del 1975. Avevo dodici anni, l’anno precedente era morta mia madre e in quell’anno morì mio nonno (luce dei miei occhi) e fui vittima di uno spaventoso incidente.

Ricordo perfettamente che in famiglia, noi superstiti, ci riunimmo per chiederci cosa mai ci dovesse essere perdonato.

In quegli anni non me ne poteva fregare un tubo di ferro sciolto nelle fiamme dell’inferno, della religione cattolica

Ero arrabbiatissima con Dio e con i preti che mi dicevano che se Dio aveva agito in quel modo era perché Lui, dall’alto, vedeva tutto e sapeva chi e come doveva punire. Quindi se mi ritrovavo sola, disperata e ferita nello spirito e nel corpo, era perché me lo ero meritato, perché mi ero comportata male.

Al secondo giro di giostra, nel Giubileo successivo, quello del 2000, stavo ancora così e sembrava non esserci soluzione al rapporto tumultuoso tra quel Dio che somigliava a Babbo Natale senza costume e me che ormai credevo di essere domiciliata definitivamente accanto a Lucifero.

Poi accadde.

Lentamente una goccia di consapevolezza iniziò a scavare nella roccia in cui si era trincerato il mio cuore. Dapprima fu un sussurro, man mano crebbe di intensità fino a diventare una voce chiara, ben definita, possente ma anche infinitamente dolce. Una voce che diceva, tanto per cominciare, una sola frase:

«IO NON SONO COSì.»

Ci vollero mesi, forse anche un paio di anni, per RI-CONOSCERE quella voce e anche dopo aver compreso, impiegai qualche altro giorno per decidermi a rispondere

a Dio «E se non sei così, allora come sei?».

Da quel momento le risposte arrivarono a frotte, attraverso quella voce, i film che vedevo ma soprattutto i libri che mi venivano consigliati, regalati o che trovavo nei luoghi più impensati.

Di tutto quel periodo ho scritto già in altri articoli, nei post sui social e nei miei libri.

Quello che mi preme condividere ora è una riflessione sul Nuovo Dio che mi si è rivelato, che poi è nuovo solo per me perché Lui afferma di essere sempre stato così.

Questa riflessione è in parte legata anche al Giubileo e al perdono dei peccati:

NON C’è NIENTE DA PERDONARE, NESSUN PECCATO DA CONFESSARE, NESSUNA PENA DA SCONTARE.

Ripeto che questa è una mia personalissima riflessione, che scaturisce da un’altra mia convinzione (non solo mia a dire il vero) e cioè che TUTTI NOI SIAMO UNO IN QUANTO PARTE DI DIO.

E non è una novità.

È stato detto e ridetto che siamo stati fatti a SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA così come è stato detto e ridetto, proprio da colui che fu chiamato il CRISTO, che ciò che Egli faceva (miracoli inclusi) tutti gli uomini avrebbero potuto fare COSì E ANCHE MEGLIO.

Quindi cosa mai dovremmo scontare? Per cosa dovremmo essere puniti?

Se una mattina la nostra caviglia cede e cadiamo facendoci anche parecchio male, cosa facciamo? Tagliamo la caviglia o la disinfettiamo, la bendiamo, restiamo a riposo senza sforzarla attendendo che sia guarita?

E perché non la tagliamo? Perché quella caviglia cedevole è parte del corpo così come Noi (eventuali peccatori) facciamo parte di Dio.

Un Dio che non giudica

non punisce e che non perdona perchè non ha bisogno di perdonare niente. Siamo solo noi a doverci perdonare e, credetemi, il nostro giudizio sa essere davvero implacabile e il perdono di se stessi spesso diventa un miraggio irraggiungibile fino a quando ci accorgiamo che non c’è niente da raggiungere perché siamo già arrivati da Dio.

Siamo parte di Dio.

E lo siamo sempre, da sempre e per sempre.

Non solo ogni venticinque anni.

 

 

 

 

 

 

Milena Maggio
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Milena Maggio

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6 Commenti

  • Roberta

    Buongiorno Milena, molto forte e molto vero quello che scrivi ! Il senso di colpa con cui la chiesa ci affligge da sempre, serve esattamente non a farci comprendere ma a sminuirci ed annullarci.
    Capito questo, ci si tiene a debita distanza da queste dinamiche che però hanno segnato la nostra infanzia e adolescenza.
    Personalmente oggi, dopo un percorso frustrante e poi illuminante, grazie anche ai tuoi libri cara Milena, credo che ogni Anima faccia il percorso che ha scelto fino al compimento della propria missione. Raggiungere questa consapevolezza però non è certo una passeggiata.
    Che la consapevolezza possa crescere in ognuno di noi e nel tutto: siamo tutti interconnessi 🙏❤️

  • Roberto Rozera

    Per una serie di vicissitudini sono ancora in quella fase, da Lei ben descritta, di distaccamento e, forse, astio nei confronti di Dio. Non escludo possa esserci un riavvicinamento futuro, lo escludo tassativamente proprio quest’anno, trovandomi in quel 50% che non ha camere da affittare e che lavora proprio in direzione Vaticano, con tutte le gioie del caso. Lo sento invocare spesso proprio lungo il tragitto, immagino da altri che non hanno camere da affittare e che oltre all’astio in generale (contro la vita intendo) pensano che chiamarlo ripetutamente possa far accadere miracoli. Ecco, io non ho un gran rapporto con Lui ora, ma lo rispetto molto, non lo cerco ma provo a studiarlo, a capirlo. I dolori esistono, come esistono i miracoli, il traffico, la pazzia della gente sul GRA ed il Giubileo (ogni 25 anni, grazie a Dio).

    • Milena Maggio

      Del rapporto con Dio ognuno potrebbe scriverci un libro. Ciò che ho compreso in questi anni di scoperta di Lui è che il tempo é necessario e che basta seguire le sue infinite e dolci trame per giungere dove bisogna arrivare.
      E scrivo “bisogna” non a caso perché so che siamo destinati ad Essere Esseri Felici.
      Grazie del tempo dedicato Roberto.

  • Federica

    Così é siamo UNO, e ci e dato “giocare” alla vita nella perfezione dell’ essere, perdonare é un atto personale, intimo totalmente rivolto a sé stessi, perché se siamo UNO, devo perdonare me, ed é cosa assai difficile ma é un atto che racchiude anche tutto l’amore infinito di cui siamo fatto e che potremmo generare sempre, se solo ne fossimo consapevoli.
    Grazie di questo articolo é così potente e dona pace al cuore.

    • Milena Maggio

      Hai ragione Federica; così é. Grazie del tempo dedicato.

  • Marilena caputo

    Così tutto si spiega infatti…altrimenti dio condonerebbe con tanta facilità gente che per es accoltella le proprie compagne…o capi di stato che nel nome di ideali molto discutibili stanno rendendo il pianeta un unica enorme fiamma? Ci sarebbe ingiustizia allora…e quindi perdonare se stessi…la prima cosa..perché siamo divini…siamo parte di lui. Ho capito bene? Riconoscerci delle enormi spazzatura…e perdonarci. Poi va da se

    • Milena Maggio

      Tutto esatto Marilena. Forse è giusto rivedere quel pensarci delle “enormi spazzature”. Non lo siamo, stiamo facendo esperienza di ogni tipo di vita. Giudicarci, stare nel “questo é male” non ci serve. Oppure potrebbe servirci solo nella misura in cui desideriamo essere altro da questo e quindi usiamo l’esperienza fatta come monito per essere ciò che pensiamo sia migliore.
      Grazie di aver letto e commentato.

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