Parole Gentili

In nome della rabbia

Nonostante tutto

Ci sono periodi nella vita nei quali sembra che nulla vada per il verso giusto: affetti, lavoro, soldi, salute.

Ho attraversato un momento simile anni fa e alla lista delle cose che sembravano precipitare in caduta vertiginosa si aggiungeva lo scontento e la sfiducia che iniziavo a provare verso il percorso spirituale, intrapreso da qualche tempo, che non mi aiutava a risolvere nemmeno uno dei buchi neri verso i quali mi sentivo risucchiare. Eppure meditavo ogni giorno, frequentavo con costanza e metodo le lezioni di yoga e leggevo ogni libro consigliato da chi mi sembrava più calmo, centrato, saggio e sereno di me.

Nonostante tutto ciò, nonostante le visualizzazioni delle più rosee situazioni di vita, che praticavo con fervore, tutto quello che riuscivo ad ottenere era solo il desiderio di andare a dormire per non pensare.

Il sogno

Fu proprio durante una di quelle notti in cui ero sprofondata nel sonno, stremata dalle lacrime versate, che mi apparve nonno in sogno. Quell’uomo era stato il mio faro, l’ancora di salvezza, quando da giovanissima avevo perso mamma per una malattia che se l’era portata via in poco più di anno. A seguito della sua scomparsa il nostro nucleo familiare aveva perso ogni ragione d’essere in unione. Mio padre, incapace di reagire al troppo dolore, regredì allo stato di figlio bisognoso di essere accudito e tornò a vivere da sua madre dopo aver affidato me e mio fratello ai nonni materni.

Nel giro di pochi mesi divenni orfana di entrambi i genitori, uno dei quali però era ancora in vita.

Se in quel periodo non avessi potuto godere della presenza di mio nonno, che nonostante la perdita di sua figlia decise di dedicarsi al mio cuore spezzato, non credo che sarei qui a raccontarla.

Lo ebbi accanto per pochi anni, ma la potenza dei suoi insegnamenti fece sì che io riuscissi a trasformare il dolore in  qualcosa di utile alla mia crescita.

Nel sogno di quella notte senza luna ero tornata ragazzina e camminavo accanto a lui lungo la riva del mare.

Anche nel sogno era notte, avevo freddo e per scaldarmi mi stringevo addosso una pesante coperta i cui lembi sfioravano la sabbia.

Nonno restò in silenzio per un tempo indefinito mentre ad ogni passo io crescevo un po’ di più, diventando la donna che ero nel tempo reale.

Il volto della rabbia

Finalmente mi chiese quale fosse il mio tormento e io risposi che ero arrabbiata, furiosamente arrabbiata, contro tutto e tutti.

“Non può essere così. Devi dare un nome e un volto a questa rabbia” disse.

Nel momento in cui pronunciò quelle parole seppi perfettamente l’origine del sentimento che provavo; tutta quella rabbia che avevo in corpo era verso mio padre.

“Non riesco ancora a perdonarlo per avermi abbandonata dopo la morte di mamma”.

Nonno rimase in silenzio ad osservare la linea dell’orizzonte tra mare e cielo che si faceva sempre più chiara preannunciando l’alba.

“Fermiamoci un poco ad attendere il giorno” disse infine.

Sedemmo l’uno accanto all’altra. La sabbia era fredda e io avvolsi la coperta intorno alle nostre spalle.

“Aiutami a comprendere”.

“Hai già compreso da sola cosa può aiutarti, la soluzione è nella tua frase e precisamente nella parola ‘ancora’Tuo padre non c’è più, nulla di lui è rimasto se non nel ricordo, eppure tu provi ancora’ rabbia. Ti porti dietro un sentimento che non ha ragione d’essere perché non esiste più nemmeno la causa della tua rabbia“.

Gli risposi che probabilmente tutto era dovuto al fatto che mio padre era morto senza che noi due fossimo davvero riusciti a parlare, a chiarirci.

Nonno rise e poi esclamò “E quindi? Anche se così fosse che senso ha portarsi dietro questo zaino colmo di pietre? Prima o poi te ne andrai anche tu. Quel giorno credi che ti piacerà appurare di aver vissuto in nome della rabbia? ”

Socchiusi gli occhi alla vista del sole che stava sorgendo e compresi l’inutilità di quel sentimento davanti alla bellezza di una vita che potevo scegliere di vivere con gioia. Ebbi l’urgenza di andare, di svegliarmi in un giorno senza più lacrime.

Glielo dissi e lo salutai con un bacio sulla guancia.

Mi alzai per incamminarmi verso casa ma prima di andare, ancora la sua voce:

“Lascia qui la coperta. Non ti serve più”.

Sorrisi.

Non mi aveva neppure sfiorata il pensiero di portarmela dietro.

 

Milena Maggio
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Milena Maggio

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10 Commenti

  • Francesca

    Oggi mi serviva proprio questo!
    Grazie sempre cara Milena…
    a te e a nonno💕

    • Milena Maggio

      Le parole arrivano sempre quando siamo pronte ad ascoltarle.
      Ti abbraccio cara Francesca.

  • elvira

    Nonno ti ha regalato la consapevolezza di quello zaino così pesante da portare, di quella rabbia mantenuta nel tempo perché sembra giusto così e di come per magia si può sentire la leggerezza nel lasciarla andare, il sogno è stato portatore di guarigione, nonché Nonno…

    • Milena Maggio

      Nonno mi ha regalato così tanto….

  • Roberta

    Milena cara, mi scopro a trattenere il respiro mentre leggo queste tue parole… leggo il dolore di quella condizione e lo sgomento nello scoprire che neanche i percorsi che dovrebbero “salvarci” servono a centrarci… uso il plurale perché, come quasi sempre mi accade leggendoti, mi risuonano fino a dentro il cuore le tue parole ❤️ il tuo saggio Nonno continua a insegnarci con tanto Amore, semplicità e chiarezza che guardare con altri occhi ci cambia la vita ❤️ E allora grazie Milena e grazie Nonno ❤️

    • Milena Maggio

      Cara Roberta, ringrazio ogni giorno mio nonno per ciò che mi ha dato e che mi insegna ancora apparendomi in sogno. Condividere con voi è una gioia🥰

  • Gabriella

    Saggio nonno, ma chi lo ha conosciuto attraverso i tuoi racconti già lo sa. Stavo giusto riflettendo in questi gg se ci fosse della reale rabbia o rancore verso delle persone che ritenevo tali come una famiglia. Vero che rimaniamo imbrigliati o meglio prigionieri di tali sentimenti, ma se la guardiamo da un’ altro punto di vista, tutto ciò che si è costruito attorno non ha valenza per il ns percorso che si paralizza e blocca, fosse anche perché camuffa un’altra emozione…quella delusione o dolore profondo mai espresso sepolto sotto ad una copertina. Non ci deve più sfiorare l’ idea di portarla,ma indossare un bel sorriso ai fatti della vita. 🤗❤️

    • Milena Maggio

      In effetti potrebbe sembrare detto, stradetto e scontato ma “il vestito da indossare” durante la vita è una scelta unicamente nostra. Finché non ne diventiamo consapevoli e non agiamo in tal senso… saranno solo chiacchiere.
      Grazie del tempo dedicato cara Gabriella.🥰

  • Marco Donfrancesco

    Cara Milena, grazie per questa tua nuova storia vera, un nuovo insegnamento da cui trarre beneficio. Il perdono, uno dei grandi misteri della vita, non è facile e non è scontato. Appare davvero come una strada in salita, specialmente quando il torto subìto ancora lacera e tormenta. Però quanto più leggeri ci si potrà sentire quando si lascia andare la “coperta”!!!! Un caro saluto.

    • Milena Maggio

      Lasciare andare è una pratica che porta con sé mondi di gioia. Un caro saluto a te.

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