Nel paese abruzzese dal quale proviene la mia famiglia, Pennadomo, che pare un presepe disegnato da Dio, ogni anziano mette in atto una pratica taoista stando seduto fuori dalla porta da marzo a ottobre per poi spostarsi all’interno della propria casa, dietro ai vetri delle finestre, da novembre a febbraio.
La pratica a cui faccio riferimento è quella del wu wei che letteralmente significa non azione.
Ma naturalmente non di solo “non fare” trattasi, piuttosto di una scelta che comporta lo stare a guardare la vita senza intervenire e senza giudicare, vivendola per quella che è in quel momento.
La giovane stupida
Da ragazza osservavo quelle persone chiedendomi come facessero a non annoiarsi stando lì seduti per ore e ore e credevo lo facessero perché con l’età avevano finito per essere un po’ svampiti.
“Non ci stanno più con la testa” pensavo, augurandomi di non arrivare alla stessa età in quelle condizioni.
Quanto ero stupida!
Quanto poco comprendevo della vita ogni volta che guardavo gli altri dalla misera altezza dei miei vent’anni che mi sembravano un pozzo di scienza.
Un giorno, dopo aver fatto una lunga e impegnativa passeggiata nei boschi, crollai stanca morta, sulla panchina dove era già seduto uno di quei vecchietti che, senza dire una parola, incluse anche me nella sua apatica osservazione della giornata.
La sua assenza di vita mi sembrava talmente in contrasto con il mio respiro potente, i muscoli delle gambe vibranti e doloranti e i gli occhi ancora pieni dei meravigliosi panorami appena osservati.
Il saluto è buona creanza
Stetti un poco in silenzio e poi non resistetti all’ impulso di chiedergli “Ma non si annoia a stare seduto qui tutto il giorno? Che fa? Che pensa?”
Lui volse lentamente il viso verso di me, un poco infastidito, come se con la mia domanda lo avessi distolto da un’intensa e piacevole attività, poi disse “Innanzitutto buongiorno”.
Avvampai, meravigliata io stessa della mia maleducazione, e dire che nonno mi aveva sempre detto “Il saluto è buona creanza”
Borbottai imbarazzata “Mi perdoni. Buongiorno a lei”
e poi restai a mordermi il labbro chiedendomi se fosse meglio e soprattutto più dignitoso, da parte mia, battere in ritirata.
Guardare la vita
Restai perché non avevo abbastanza energia per alzarmi e camminare fino a casa. Trascorsero un paio di minuti e poi, finalmente, ottenni la sua risposta.
Il vecchio disse “Guardo che succede”.
Mi feci coraggio e chiesi “Cosa guarda? In questo paese non succede mai niente?”
“Non mi pare proprio. Intanto oggi sei successa tu. Prima di te sono passati due gatti e prima ancora la comare Maria si è fermata a bere alla fontana. Io sto qua a guardare la vita scorrere”.
“Sì ma in questo modo lei è solo un osservatore che sta fuori dalla vita. Come se fosse…” non ebbi il coraggio di terminare la frase.
Fu lui a completarla “Come se fossi morto? È questo che volevi dire?”
Feci cenno di sì con la testa, mentire sarebbe stato inutile e patetico.
Telo o immagine?
Il vecchio rise del mio imbarazzo “Non sono mai stato dentro alla vita come adesso che ho tutto il tempo a disposizione. Da giovane non facevo che correre dietro al lavoro, alle donne, poi ai figli e non vedevo, non guardavo mai le cose per quello che sono veramente”
“Perché? Che sono veramente?”
“Cose che succedono, mentre io sono altro”
“Altro da che?”
“Altro dalle cose. Hai presente quando a San Lorenzo proiettano il film in piazza? Ecco io sono il telo sul quale scorrono le immagini. Ogni anno c’è un nuovo film, ma il telo è sempre quello che prendono dalla canonica della chiesa. Le immagini mica lo cambiano! Semmai lo fa il tempo, che un poco lo sciupa. Quindi questo è quello che faccio tutti i giorni e lo faccio bene mi sembra. Guardo, me la godo e resto fermo. Tu invece, che fai tutte queste domande e c’hai ancora il fiato corto anche se stai ferma da mezz’ora, tu che sei? Sei telo o immagine?”
10 Commenti
Nell’ultimo anno mi sono scoperta spesso ad essere osservatrice (non so se attenta) …
E a subire molto più di frequente di quanto vorrei gli stimoli accelerati di mia figlia trentenne ; alla mia risposta “guardo”,lei mi riprende con un secco “ non c’è tempo “
A me ora piace così
Grazie come sempre per le tue parole gentili
É così, l’età fa molto. Giorni fa in mio amico in pensione mi ha detto che solo dopo aver smesso di lavorare si é reso conto di quale dono prezioso sia il tempo e di come lo aveva maltrattato in gioventù, usandolo solo per correre da un luogo all’altro, da una storia all’altra…
… che bella domanda quella finale…. invita a chiederselo….grazie per il prezioso spunto di riflessione cara Milena offerto da questa immagine che ci doni mettendo insieme la saggezza ferma e consapevole e lo scalpitare giovanile che scorre sulle cose e ancora non ha imparato l’arte dell’osservazione, grazie
È così Elvira, si scalpita da giovani e spesso si ha la pretesa di sapere per diritto ciò che bisogna conoscere per esperienza.
Grazie 🙏 ❤️
Grazie a te del tempo dedicato❤️
Sono più telo, perché mi piace assaporare da osservatrice ogni momento e coglierne le sfumature. Se mi lascio travolgere dalla velocità dell’immagine mi sfugge qualcosa e a volte quello che resta è il vuoto (esistenziale) per alcune persone. Non siamo mai soli, l’osservatore è a sua volta osservato da ciò che lo circonda e dall’invisibile, ma percettibile. Mi sono chiesta il perché,osservando i portoghesi che stanno ore e ore a contemplare l’oceano, in inverno chiusi nelle loro auto e sono arrivata a questa riflessione.
Che meraviglia la storia dei portoghesi! Non la conoscevo.
Grazie per la riflessione.
Cara Milena, questo tuo racconto mi fa venire in mente l’immagine sul telo (!) del saggio seduto in riva al fiume che osserva l’acqua scorrere ed attende. E non dimentichiamoci poi anche il famoso detto popolare di “sedersi sul fiume ed attendere che passi il nemico”. Cadavere o non cadavere. ahahahah Un abbraccione!
I vecchi detti che tornano e ritornano!