Cos’è la spiritualità?
Come possiamo praticarla e soprattutto a cosa ci serve?
C’è sempre un momento della vita in cui iniziamo a chiederci
“É mai possibile che sia tutto qui?”
Questa è la storia semiseria di Zelda, personaggio immaginario ma non così tanto.
Sveglia al mattino, famiglia, lavoro, pranzo, ancora lavoro, ancora famiglia, cena, TV e letto.
Qualche amico il fine settimana, pizza, cinema, gita fuori porta una volta al mese, viaggetto a Pasqua, viaggio consistente in estate oppure casa al mare per un mese, acquisto di vestiti, scarpe e borse, preferibilmente durante i saldi.
E poi?
Come mai all’improvviso ciò che a Zelda sembrava dare gioia non funziona più e quello che fino a ieri era un traguardo da raggiungere ora è diventato solo un nastro che non le interessa tagliare
Ricette per il nirvana
A questo punto la nostra protagonista non si perde d’animo e comincia a digitare come una forsennata sui tasti del computer parole come “ricerca”, “felicità”, “spiritualità” perché da qualche parte deve pur stare quel senso di appagamento che lei non riesce più a provare.
In pochi minuti sullo schermo appaiono libri con titoli allettanti scritti da dubbi personaggi che promettono il raggiungimento dell’illuminazione in dieci passi e libri più importanti scritti da persone che hanno quasi tutte il nome che termina in “anda”.
Presa dall’ urgenza Zelda li compra tutti e li scarica sul suo Kindle.
Inizia a leggerne tre contemporaneamente e dopo due giorni spende 200 euro per un paio di scarpe nuove di cui non ha assolutamente bisogno.
Regala le scarpe, che le stanno pure strette, alla figlia e ricomincia a digitare sui tasti perché più che leggere sente l’urgenza di fare.
Yoga e meditazione
Forse con lo yoga andrebbe meglio? Zelda ricorda che la cugina di secondo grado della sua ex collega ne diceva meraviglie e poi lo praticavano anche i Beatles, cosa di tutto rispetto.
Quindi si mette alla ricerca di un posto dove fare yoga e che non sia all’interno di una palestra, per carità!
Deve essere un luogo dedicato, in cui si possa respirare aria filtrata attraverso i chakra. Zelda è una donna fortunata perché vive a Roma e a Roma c’è tutto e di più. Vuoi che non si trovi un centro yoga con annessa apertura dei chakra e attivazione della Kundalini vicino casa o almeno a poche fermate di metro?
Con un moderato urletto di trionfo lo trova.
Segna il numero, chiama subito e si prenota per la lezione di prova.
Sta già meglio e prepara la cena con consapevolezza cosmica.
Conta i giorni che la separano da quello della lezione e inizia a pensare a come vestirsi.
Le hanno detto di mettersi comoda ma mica può indossare la tuta che usa per spicciare casa!
Ci vuole qualcosa di morbido, che scivoli sui fianchi accarezzandoli, che non sottolinei il seno abbondante e soprattutto che sia candido come la neve e che la faccia rilucere come la punta di un iceberg al sole.
Si presenta alla prima lezione con il cuore in gola e tutto, ma proprio tutto, è come se l’era sognato. La sala è illuminata da luce soffusa, i tappetini sono disposti in file ordinate (ognuno dotato di un cuscino e una calda coperta di pile) di fronte a una pedana in legno ricoperta di tappeti sui quali siede a gambe incrociate il maestro interamente vestito di bianco, con un turbante in testa e la barba lunga.
Il suo sorriso è appena accennato ma Zelda pensa che sia giusto così.
Lo yoga è una cosa seria.
Gli altri occupanti dei tappetini sembrano simpatici, salutano unendo i palmi delle mani all’altezza del cuore mentre sussurrano Namastė.
Durante la lezione c’è una musica in sottofondo, canzoni dolci e ipnotiche, quasi cantilene, cantate da voci femminili.
Il maestro le dice che sono mantra parola sanscrita formata da man che significa “mente” e tra che significa “proteggere”, “liberare da”.
Quindi il mantra è uno strumento per liberare la mente.
Ogni lezione inizia cantando un mantra atto a schermare gli allievi dalle energie negative formando uno scudo invisibile che li racchiude in un bozzolo di pace.
Zelda si chiede:
“E se le energie negative fossero dentro di me, se fossi io a portarle, mi starei chiudendo in un bozzolo di negatività?”
Le piacerebbe domandarlo al maestro, ma non lo fa, non se la sente di fare la figura della stupida alla prima lezione.
Dopo un’ora e mezza di esercizi, parole, meditazioni e rilassamento, tutto si conclude intonando un altro mantra che augura la pace al mondo.
“È questa la Strada!” pensa Zelda mentre torna a casa in metro.
Il vetro del vagone le rimanda l’immagine di una donna molto diversa da tutti gli altri occupanti, gente stanca della giornata di lavoro, facce bianche, sguardi incollati ai cellulari, e dita furiose e velocissime sui tasti come se tutta la loro vita si esprimesse unicamente attraverso quei dieci piccoli würstel posti al termine delle braccia.
Lei è altro o almeno lo sta diventando.
Lei è luminosa.
Questo fino a quando apre la porta di casa e si rende conto che sono le venti e trenta e c’è la cena da preparare.
Tutto è come al solito, ogni respiro della pace provata fino a poco prima sparisce davanti alla porta del frigorifero aperta e la bocca dello stomaco le si chiude.
Qualcosa non torna.
( continua)
2 Commenti
Ognuno di noi, credo, abbia un’immagine di sé che quasi mai corrisponde a quella che hanno gli altri. E si può vivere una vita intera cercando di somigliare a quella che hanno gli altri e ci si può dimenticare come si è davvero! Guardarsi dentro prima che…sia troppo tardi.
Proprio così, guardarsi dentro.